LESTIZZA: PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
Nel cuore dell’abitato di Lestizza, quella rinnovata piazza San Biagio che prende nome dalla titolazione dell’antica chiesa, sorge Villa Fabris, costruita a partire dal XVII secolo sulle rovine di un edificio quattrocentesco. Si distingue subito per la presenza di una torretta che, inserendosi al centro del corpo di residenza, svetta al di sopra del tetto. Dalle quattro finestre arcuate che si aprono al sommo della torre, sotto il soffitto datato 1796 e decorato con lo stemma della famiglia Fabris, si ha una visione d’insieme sull’intero complesso: il giardino, delimitato da una cinta muraria coronata da statue in tufo, e gli edifici rustici con scuderie e cantine, che si chiudono intorno al cortile interno. La villa subì nel corso del tempo ripetute spoliazioni ed occupazioni durante il periodo napoleonico e dei due conflitti mondiali. Ora resta alla nostra fantasia, aiutata dai diari stilati da diversi membri della nobile famiglia Fabris, immaginare il lusso e la raffinatezza che governavano le stanze e i saloni di questa abitazione.
Di notevole interesse è anche la vicina chiesa di San Giacomo, un tempo ritenuta dai Fabris della villa come una sorta di cappella di famiglia con tombe a loro riservate e successivamente traslate nel cimitero di Lestizza. La pala dell’altar maggiore raffigura, entro una cornice lignea finemente intagliata, San Giacomo fra i Santi Gottardo e Carlo Borromeo, è opera ascrivibile ad artista udinese della fine del Cinquecento. Affine stilisticamente è anche la pala dell’altare dedicato a San Gottardo. Proprio intorno alla chiesa si intrecciano dedali di viuzze e cortili che si compenetrano gli uni negli altri a ricordare la struttura urbanistica di Venezia, tanto che questa parte del paese è nota come “calle” San Giacomo.
La parrocchiale di Galleriano racchiude un notevole altare maggiore dedicato ai Santi Martino e Paolo, rappresentati da due belle statue laterali in candido marmo che gioca cromaticamente con gli elementi della mensa e del tabernacolo in marmo screziato fra testine di cherubini, volute e medaglioni istoriati di gusto tardo barocco. Concorsero alla realizzazione Francesco Fusconi e Luca Paleari nella prima metà del Settecento. Sul soffitto si dispiegano gli affreschi con l’Assunta, gli Apostoli e le figure dei Dottori della Chiesa realizzati nel 1851 dall’udinese Rocco Pitacco (1822-1898), mentre la Gloria di San Martino è opera più recente, 1927, di Giovanni Fantoni (1867-1958), artista originario di Gemona e molto attivo nella decorazione delle chiese di tutto il territorio comunale. Sempre a Galleriano sorge la chiesetta campestre di San Giovanni Evangelista, piccolo edificio ad aula unica fondato intorno al Trecento, rimaneggiato nel corso del Cinquecento e addirittura drasticamente stravolto per quanto riguarda l’orientamento nel 1922, anno in cui l’originario portale d’ingresso venne murato per aprirne uno nuovo sul lato opposto dove si trovava l’altare.
Si tratta di Casa Tosone, risalente al XVIII secolo. Il complesso ingloba una piccola cappella, a cui si accede anche dalla strada attraverso il portale che si apre, come unico elemento reale, in una facciata completamente simulata nei suoi elementi architettonici da apparati decorativi di gusto classico. Poco fuori dal centro abitato, sorge la chiesetta campestre di Sant’Antonio Abate, costruzione settecentesca con pronao neoclassico, rivisitazione certa di un più antico edificio, forse risalente al XVI secolo.
Nella chiesa di San Michele Arcangelo a Sclaunicco, documentata a partire dal XVI secolo e successivamente restaurata nel corso del Settecento e dell’Ottocento, sono emersi lacerti dell’originaria decorazione ad affresco condotta da Gian Paolo Thanner intorno al 1510. Di tale intervento oggi restano tracce solo della scena raffigurante il Battesimo di Cristo. Sempre di epoca rinascimentale sono anche due pregevoli sculture: la Madonna del latte e Sant’Antonio Abate attribuibili al Pilacorte. Risale al 1802 l’affresco che decora il soffitto della navata con le figure della Vergine e i Santi Michele Arcangelo, Valentino e Girolamo, opera del tarcentino Carlo Boldi. Nella zona corale spicca la crocifissione di Giovanni Fantoni (1867-1958), affresco realizzato nel 1930. La chiesa è nota soprattutto per i preziosi corredi liturgici, un vero e proprio tesoro costituito da pezzi rari e importanti manufatti d’oreficeria come la famosa croce astile in lamina di rame dorata con smalti e cristalli di rocca, splendido prodotto di una bottega artigiana francese del XIII secolo. Forse, come vuole la leggenda, la croce fu sottratta casualmente a soldati napoleonici durante un’imboscata messa a segno da alcuni coraggiosi del posto, organizzati con armi di fortuna per difendersi da sicuro saccheggio.
All’ingresso del paese di Villacaccia una casa colonica di sassi e schegge di tegole, costruita secondo i criteri più tipici dell’antica edilizia rurale, è la sede dell’associazione culturale “I Colonos” attiva dal 1991. La struttura ospita un agriturismo, installazioni artistiche permanenti e spazi riservati ad eventi di grande successo. Quella che un tempo era la stalla oggi è luogo deputato a mostre d’arte e quella che era l’aia oggi è il palcoscenico per spettacoli teatrali e musicali, presentazioni di libri e letture di poesie. Qui si possono conoscere i grandi nomi del panorama culturale internazionale e trascorrere serate o intere nottate seguendo manifestazioni di elevato livello. Due le iniziative divenute ormai tradizionali nel corso dell’anno: “Avostanis” nei mesi estivi e “In File” nei mesi invernali (info: www.colonos.it; e-mail colonos@libero.it; tel. 0432 764954). Proseguendo verso la piazza incontriamo la parrocchiale dedicata a San Giusto Martire con un bel portale lapideo del Cinquecento e due pale d’altare firmate da Domenico Paghini all’inizio degli anni venti dell’Ottocento. La frazione di Santa Maria, infine, presenta due begli esempi di edifici nobiliari: casa Gardenal e palazzo Turchetti.
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